Gli amanti delle due ruote che frequentano Bormio hanno solo l’imbarazzo della scelta tra le montagne da scalare in Valtellina: oltre infatti al mitico Mortirolo e al gigante Stelvio, anche il Passo Gavia, al confine tra la provincia di Sondrio e quella di Brescia, dista da Bormio poche decine di chilometri. La maggior parte dei quali, ovviamente, in salita.
La storia del Passo Gavia è antichissima, dal momento che questo valico a quota 2621 metri (quindi tra i più alti dell’intero arco alpino) era utilizzato già dai mercanti nel XIII secolo come itinerario per raggiungere Bormio da Venezia e da qui proseguire per la Svizzera e la Germania, attraverso la Via Imperiale che da Cancano passava in Val Monastero, oppure verso Milano man mano che il Granducato acquisiva potere e importanza nel tempo.
Furono poi gli eventi bellici della Prima Guerra Mondiale a rendere il Gavia teatro di sanguinose battaglie che si rivelarono fondamentali per l’esito del conflitto e delle quali ancora oggi sono visibili segni e testimonianze tangibili sulla Cima Vallombrina.
Ma il Passo Gavia è soprattutto un magnifico punto di osservazione panoramico sulla Valfurva e non solo: dalla sua cima è possibile apprezzare una vista complessiva sul gruppo dell’Adamello e sul gruppo dell’Ortles, con il Corno dei Tre Signori a est e il Tresero verso nord. Sul fondo, la Val Camonica con il fiume Oglio, la Val di Sole con il fiume Noce e la Valfurva offrono uno spettacolo davvero mozzafiato.
Della vista possono godere durante la salita anche i ciclisti che affrontano la salita del Gavia dal versante valtellinese, ripetendo le gesta di numerosi atleti professionisti che si sono dati battaglia – in questo caso solo sportiva, fortunatamente – per conquistarne la cima in occasione di numerose edizioni del Giro d’Italia: il primo a farlo fu nel lontano 1960 il celebre Imerio Massignan, su una strada sterrata che gli costò in discesa ben due forature e la vittoria di tappa.
La salita al Passo Gavia da Bormio è lunga 26 km e attraversa la Valfurva fino all’abitato di Santa Caterina: qui parte l’ascesa vera e propria, con tortuosi tornanti iniziali e una pendenza media del 7%. Gli strappi più duri sono all’inizio (10%) e a 5 km dalla vetta (15%), ma la soddisfazione e il panorama della cima ricompenseranno ogni fatica.
Ph. Ste Photograghy
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